venerdì 16 marzo 2018

Perchè parlar male di qualcuno alle sue spalle?


In un mondo idilliaco non esisterebbero i pettegolezzi, credo siano la cosa più brutta, più deleteria che esista. E' una mancanza di rispetto, è negare la libertà altrui. Nel nostro tempo siamo sopraffatti dall'incoerenza, ci arrabbiamo se qualcuno parla alle nostre spalle, ma non ci creiamo problemi nel farlo a nostra volta. Da un po' di tempo ho smesso di ascoltare chi parla male degli altri, chi giudica il comportamento altrui, elevandosi su un piedistallo come se non avesse mai commesso errori. Credo molto nell'empatia e penso che sia compito di ognuno di noi mettersi nei panni altrui, perchè 'gli altri' vanno compresi non giudicati. (Put yourself in my shoes) si tende sempre di più ad elevarci come giudici del mondo intero: 'ha sbagliato' 'io avrei fatto' 'io avrei detto' In realtà se ci mettessi nei panni altrui ci comporteremmo esattamente nella stessa maniera, perchè avremo il suo bagaglio emotivo e di esperienze. Per questo non possiamo giudicare, perchè ognuno di noi è diverso.

Questo racconto scritto da Dan Millman (ma attribuito a Socrate) lo voglio fare mio, lo trovo illuminante e vi invito a rifletterci un attimo.

Nell’antica Grecia Socrate aveva una grande reputazione di saggezza.
Un giorno venne qualcuno a trovare il grande filosofo, e gli disse:
– Sai cosa ho appena sentito sul tuo amico?
– Un momento – rispose Socrate. – Prima che me lo racconti, vorrei farti un test, quello dei tre setacci.
– I tre setacci?
– Ma sì, – continuò Socrate. – Prima di raccontare ogni cosa sugli altri, è bene prendere il tempo di filtrare ciò che si vorrebbe dire. Lo chiamo il test dei tre setacci. Il primo setaccio è la verità. Hai verificato se quello che mi dirai è vero?
– No… ne ho solo sentito parlare…
– Molto bene. Quindi non sai se è la verità. Continuiamo col secondo setaccio, quello della bontà. Quello che vuoi dirmi sul mio amico, è qualcosa di buono?
– Ah no! Al contrario…
– Dunque, – continuò Socrate, – vuoi raccontarmi brutte cose su di lui e non sei nemmeno certo che siano vere. Forse puoi ancora passare il test, rimane il terzo setaccio, quello dell’utilità. E’ utile che io sappia cosa mi avrebbe fatto questo amico?
– No, davvero.
– Allora, – concluse Socrate, – quello che volevi raccontarmi non è né vero, né buono, né utile; perché volevi dirmelo?


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