Scrivere in qualche modo vuol dire aprirsi, dare sfogo a quei pensieri che ti girano in mente e che, per vergogna o pudore, non riesci a dire a nessuno.
Da piccola ho avuto diversi diari che non sono mai riuscita a rileggere, mi vergognavo, erano di una me che non conoscevo. Da allora è sempre stato difficile per me tornare a scrivere, l’ho fatto solo in un periodo complicato per me, credo il più difficile di tutta la mia vita, lì ho avuto bisogno di ‘parlare’ con qualcuno...il mio diario. E’ durato pochi giorni, ma mi ha aiutato a sfogarmi a non rimuginare, a liberarmi di quello che mi scoppiava dentro.
Cosa mi ha portato di nuovo a scrivere? Il bisogno di cambiare.
E’ tempo di cambiare, di riuscire a trovare me stessa sotto questo viavai di pensieri, sotto questi chili di troppo, dietro questa maschera che è la mia vita. No, non la chiamo maschera perché sto fingendo, ma perché mi nasconde. Nasconde quello che sono destinata ad essere, quello che la mia anima è destinata a compiere...se volete possiamo chiamarlo destino, anche se penso che non ci sia nulla di scritto, ma sia tutto fatto di scelte.
Le mie scelte, come quelle di chiunque altro, sono state fatte perché le mie credenze mi hanno portato a seguire una strada, a non credere nell’essere adatta a raggiungere qualsiasi obiettivo.
Come quando ti dicono che non puoi aspirare alla ricchezza perché sei nato nella povertà o che non puoi diventare diventare il nuovo Einstein perché aveva un’intelligenza fuori dal comune.
Quali erano le mie credenze? Sicuramente quella sul limite economico, mi è stato detto che più di tanto non si può avere, a meno che non vincevi al totocalcio (esiste ancora??) o alla lotteria. Mi veniva detto che c’era un noi (della parte medio-bassa della società) e un loro (i ricchi, che spesso erano fortunati). Non mi è stato mai insegnato a sognare ed a lottare per i miei sogni.
Ancora oggi ho difficoltà in proposito, come si fa? Come si sogna? Che obiettivi darsi? Cosa bisogna sacrificare?
Sto imparando...questo è solo l’inizio.
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