mercoledì 13 novembre 2019

Caro Diario e se non fosse così?

Caro diario,
Ho vissuto come un fantasma, delle volte apparivo, ma il resto del tempo nessuno mi vedeva, neanche io.
Ho vagato su questa terra col terrore di essere vista, ma ero un fantasma e la gente avrebbe riso di me.
Sto alzando pian piano il lenzuolo che mi copre, che mi nasconde, non è facile. Togliendo vedrebbero la vera me, dovrei affrontare la vita presentandomi al mondo col mio viso, il mio corpo e le mie debolezze. Ho paura.
Non mi sono mai sentita accettata, ho sempre percepito di non andare bene per gli altri. Quando ho tentato mi sono sentita sola e tutti contro.
Lo so forse era sola una percezione sbagliata, era ciò che volevo vedere. La mia insicurezza tramandata da mio padre.
Non poteva crescermi diversamente, crescere una figlia forte e indipendente avrebbe voluto dire vederla andar via. 
Ho sentito il peso delle sue frustrazioni, ho respirato la sua ansia. Non era un uomo sicuro e ha finito la sua vita su questa terra rinchiuso nelle sue 4 mura e ci ha sempre vissuto, perché per timore se l'era create dentro di sé quelle mura. Avvolto nei suoi modi di dire ripetitivi, nelle sue consuetudini e nel suo ordine ossessivo. Tutto per avere delle certezze, erano la sua stabilità.
Papà mi ha trasmesso tutto e sono qui nelle mie 4 mura. Ho bisogno di una spinta.
Togliermi il lenzuolo aprendomi al mondo, solo questo posso fare. Scrivere.
Ho bisogno di raccontarmi come non ho mai fatto, perché ha un senso quel che voglio dire, è importante per me e sono certa ci sarà qualcuno ad ascoltarmi.




Mi sento bloccata, affaticata. Sono certa che per me ci sia qualcosa di grande e di migliore, solo che ora non ho ancora gli occhi giusti per vederlo. Sto imparando, ma spesso ritrovo le vecchie circostanze che si ripresentano e mi fanno ritornare la persona di prima. Mi accorgo di qualcosa di nuovo: ogni ricaduta dura sempre meno e mi rialzo con sempre più forza, potenza. Mi sento più decisa, più sicura. La lotta è dura. Inizio a pensare che quella che sono stata non ci sia più, io sono più reale della precedente. La prima era in un tumulto di sentimenti, di avvenimenti, si faceva prendere tanto da non percepire vie d’uscita: “io sono così, diceva, il mio futuro è questo”. 
Solo ora comprendo che nulla è già scritto.
Finchè respirerò potrò cambiare ogni cosa di me e di conseguenza modificare gli avvenimenti. Non sono più invisibile, io ci sono. Se sono qui è perché qualcosa della mia vita posso fare, posso vivere invece che lasciarmi vivere. Posso scegliere, che bella questa parola: scegliere. Ho sempre un’altra strada da poter percorrere, ho sempre un altro angolo da girare, la mia strada non è segnata. Sto percorrendo una via decisa da altri, la posso modificare se voglio. Se una cosa non mi piace la cambio, se una cosa mi fa male la evito.
Scelgo di lasciar andare i ricordi, il mio passato mi ha portata qui in questo preciso istante in cui faccio queste riflessioni, lo ringrazio e lo lascio andare. Voglio avere la forza di decidere la mia vita come sarà da questo momento in poi, perché io non sono la descrizione di altre persone.
 Coelho diceva: Il tuo vero io è quello che tu sei, non quello che ne hanno fatto di te.
Mi hanno detto com’ero, come dovevo essere; sono stata definita, catalogata, classificata, giudicata e se non fossi così? Se non fossi come mi hanno identificata? 
Sono stata sempre la piccola di famiglia, ma ora sono adulta e forse non mi ci sento ancora totalmente. 
Come il fantasma sento aleggiare la me piccola, quella che non è in grado di prendersi responsabilità, di decidere, di dire la sua. 
Mi rendo conto di come tante cose di per se insignificanti, possano invece avere un riscontro deleterio per il nostro io. 
Tanti commenti lasciati lì per caso dalle persone che ti passano affianco, ti colpiscono, ti rimbombano nel cervello, ti ferisco e restano in te come un piccolo seme che cresce in te senza che tu te ne renda conto. 
Un seme che farà dei danni profondi. Una parola detta senza riflettere, un commento detto ingenuamente da un genitore, una battuta lanciata così per ridere. All’inizio non gli dai troppo peso, ma se ci rifletti ti ritrovi a farti condizionare una vita da quell’unica parola su miliardi di parole che ascolti ogni giorno.
Mi fermo, respiro, penso che è ora di andare avanti, le 4 mura non mi bastano più.
 Le mie sicurezze in realtà sono la mia prigione. I miei tentativi per evadere restano tali se non gli dò una bella scossa. Ecco un terremoto che cambi le cose, un terremoto interno di quelli che ti fanno agire e non fermarti più


Sono libera dai giudizi altrui.
Sto riflettendo su questa frase, è una frase che vorrei poter dire, vorrei poterci credere.
Ma cosa sono i 'giudizi'?
Spesso mi sento giudicata, pur non essendo stato espressi apertamente un giudizio, spesso sono creazioni della mia mente. Siamo noi a sentirci giudicati, è una nostra sensazione. Li creiamo perchè ci sentiamo in difetto, ci sentiamo mancanti di qualcosa o pensiamo di aver commesso un errore. Tutto parte dai nostri pensieri. Siamo prigionieri di noi stessi non delle situazioni o di altre persone.
Mi rendo conto che quando mi sento giudicata mi metto sulle difensive o attacco e penso a come possa la gente giudicarmi, a come abbia torto, me la prendo con loro per uno sguardo, un gesto o una parola non detta. Perchè io mi aspettavo un gesto diverso o una parola in più. IO me l'aspettavo. E dò per scontato che siano loro, gli altri, in difetto, non mi metto in discussione. Ora sto guardando tutto in maniera diversa e mi rendo conto che sono stata io la vera giudicatrice, io che volevo elevarmi a vittima. Ho emesso giudizi su di loro e su di me. Non devo fermarmi all'apparenza, oltre c'è tanto, c'è tutto, c'è di più.
Inizio a guardarmi diversamente, provo a osservare gli altri in modo diverso e scopro un mondo nuovo. Dove vedevo supponenza vedo debolezza; dove vedevo rabbia ora vedo insoddisfazione.

Metto in discussione anche il mio passato, giudizi che ho espresso verso persone che non meritavano, che andavano comprese più che condannate. Ora so che posso vedere le cose diversamente, posso cambiare il mio presente, il mio futuro e imparare da ciò che è stato

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