Vi sono solitudini forzate o cercate. Quest’ultime sono per esempio quelle del creativo, dell’asceta o di chi, nella quotidianità, sente il bisogno di ricercare un momento suo, per recuperare le energie disperse nel mondo, per ritrovare quella parte soffocata dall’affanno della vita, quando, invece, non è altro che una fuga dalle situazioni che non riesce a gestire.
Vi sono ancora solitudini imposte dalla società. I mezzi di comunicazione, i mass-media, gli slogan pubblicitari che invitano ad isolarsi, a distinguersi esprimendo modi di vita “unici” che accentuando l’individualismo. In realtà la meta proposta è solo illusoria, dato che è raggiungibile solo con comportamenti ed oggetti uguali per tutti. Questi messaggi, per loro natura contraddittori, alimentano la fuga e la ricerca di un rifugio che, visto come un luogo d’opposizione all’esterno, limita la crescita e lo sviluppo dell’autonomia individuale.
Le reazioni sono le più disparate e a volte le più paradossali. L’uomo contrappone alla solitudine un mondo costellato da relazioni, disseminato di immagini ed affastellato da azioni. Nel tentativo, perenne, di placare l’immagine della solitudine che si porta addosso come una seconda pelle, si procura le sofferenze e le gioie della vita. Sarà poi la sua natura profonda, o il terreno psicobiologico, a far pendere la bilancia da una parte piuttosto che dall’altra.
Per non ripetere l’esperienza della solitudine, l’uomo è disposto a tutto, anche alla guerra. È disposto addirittura ad abbandonare, per non sentirsi solo, ad uccidere, per non sentirsi morire dentro. Il continuo bisogno di potere, espresso da persone influenti o da intere nazioni, può essere letto come una reazione alla solitudine.
La solitudine contiene, quindi, sia la depressione sia la reazione, sia la fuga sia la ricerca e quando l’uomo riesce a contrapporre la disperazione della vita alla speranza le opere che realizza sono geniali.
La solitudine non essendo solo disperazione è speranza e forza, conquistata nel riconoscimento di una propria individualità. Esiste dunque una felicità nella solitudine.http://www.psicoanalisi.it
La pesantezza della solitudine interiore è un po' come la morte, si può dimenticare, ma non cancellare. E dimenticarla è la strategia migliore, coprendola con tanti oggetti d'amore.
Prima una persona deve riuscire a stare da sola, poi apprezzerà ancora meglio la compagnia degli altri, sarà la ciliegina sulla torta. E per star bene da soli non c'è che un modo, amare ciò che si fa, penetrando dentro di esso e fondendosi con esso fino a dimenticare tutto ciò che ci circonda (solitudine compresa!).
Molti mi scrivono che non corrono perché "da soli" è più dura. È noto che allenarsi da soli penalizza un po' l'allenamento, ma non deve penalizzare il nostro amore per la corsa. Anzi, se vogliamo, è un test per verificare il nostro amore per lo sport. La corsa serve per stare bene, per essere forti e avere energie per amare altre cose.Fare una cosa da soli non deve essere frustrante.
Si deve cioè imparare che ciò che si ama (dalla lettura di un libro a una corsa, da una passeggiata allo stare con una persona) è vero amore se tu ti fondi con esso; per convincersene si rilegga, nel paragrafo Una visione moderna, l'aneddoto dello scacchista che va avanti ad analizzare la sua partita nonostante l'improvviso terremoto. Questa è la fusione con l'oggetto d'amore.
Naturalmente mi è sempre capitato di fondermi con ciò che amavo. Da ragazzo, quando giocavo a pallone e si era sotto di un goal, non c'era nulla che potesse distrarmi dalla voglia di recuperare lo svantaggio; la stessa cosa mi capitava con il basket e oggi con gli scacchi o con la caccia.
Io amo moltissimo la caccia al fagiano, caccio sempre da solo e mai caccerei con altri (molti amici non cacciatori mi hanno chiesto spesso di accompagnarmi, ma ho sempre cortesemente rifiutato) proprio perché da solo assorbo tutto ciò che la campagna mi dà, senza distrazioni. Analogamente posso studiare scacchi per ore finché non capisco perché proprio quella mossa era la migliore. Non sono un solitario perché ho una moglie fantastica e molti amici, ma sono sicuro che li apprezzo proprio perché saprei star bene anche da solo, li vedo come uno splendido regalo che la vita mi ha fatto, non come ancore di salvezza in un mare che non amo abbastanza e che vuole mandarmi a fondo. Come li ho trovati? Con le cose che amo. Ci sono persone che si rattristano al solo pensiero di passare una domenica da sole. Ma hanno qualcosa da amare? Sì? E allora si diano da fare, escano e facciano ciò che amano, da sole o con altri. Invece che piangersi addosso, dicano al mondo ciò che amano e il mondo le ricompenserà permettendo loro di incontrare altre persone che amano gli stessi oggetti d'amore.
Quando lasciamo che i pensieri negativi offuschino ciò che amiamo, ecco che siamo noi a decretare la fine della nostra giornata, facciamo calare il buio della notte: non possiamo poi pretendere di essere felici.http://www.albanesi.it/Mente/solitudine.htm
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